Santi Interdonato, un vero "pilastro" in orchestra

Gabriele Pieranunzi e Fabrizio Falasca ricordano il professore d'orchestra, maestro e amico Santi Interdonato, prematuramente scomparso lo scorso 8 marzo

Santi Interdonato è stato un violinista forse non così conosciuto ai più, ma senz’altro conosciuto da tutti gli addetti ai lavori, soprattutto nell’area musicale romana. Vorrei ricordarlo con una serie di aneddoti.

La prima scena che ricordo, è la seguente: era tradizione della mia famiglia portarmi da bambino ai concerti domenicali dell’Accademia di Santa Cecilia per ascoltare i più grandi solisti del tempo, da Leonid Kogan a Salvatore Accardo, da Uto Ughi a Itzhak Perlman, da Henryk Szeryng a Nathan Milstein.

Bene: Santi Interdonato era lo storico Concertino dei Secondi violini dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e quindi, considerando la disposizione dell’orchestra dell’epoca (Secondi violini di fianco ai Primi violini) lui era di fronte esattamente a noi del pubblico. Vederlo lì era un qualcosa di estremamente rassicurante anche perché durante gli intervalli era sempre il primo a venire a parlare con noi e a chiederci cosa pensavamo più o meno del concerto in essere.

Ricordo quando nei concerti nella purtroppo ormai non più utilizzata Sala del Conservatorio di via Greci, alla fine dei concerti del Maestro Szeryng, Santi andava a chiedergli di suonare i bis che prediligeva. E il Maestro, senza colpo ferire, iniziava la sua sequela di bis arrivando fino a suonarne sette-otto.

Ci ritrovammo nel 2006 quando collaborai per alcuni concerti prima con l’Accademia di Santa Cecilia e poi con la sua orchestra Roma Classica per dei concerti in Giappone. Lui era quello sempre presente e sempre disponibile nei momenti di emergenza. Aveva sempre una parola rassicurante nei momenti di difficoltà. Faceva del pragmatismo e della concretezza il suo credo.

Ricordo che durante la tournée cercavo di "studiarmelo" bene e piano piano capii perche personaggi per me leggendari, come Cesare Ferraresi oppure Angelo Stefanato, lo volessero sempre al loro fianco nel meraviglioso e storico gruppo dei Virtuosi di Roma. Perché lui rispondeva sempre presente, perché era rassicurante, perché era una vera colonna. Era il vero professore d’orchestra di una volta, la vera colonna su cui poter contare ed appoggiarsi. Ho sempre detto e pensato che se in ognuna delle nostre orchestre ci fossero una ventina di musicisti e uomini come lui, avremmo nel nostro Paese le migliori orchestre del mondo.

Interdonato portava la lealtà, l’umiltà, lo studio, e la cultura del lavoro. Lo ricordo ancora, in Giappone, fare tutti gli Studi del Dancla per tenere le mani in ordine.

Tornati dal Giappone, iniziammo anche a fare della saltuaria ma piacevole musica da camera, con musicisti con i quali ho condiviso molta della mia attività artistica, come Francesco Fiore, Gabriele Geminiani o Luca Signorini.

Santi era una inesauribile fonte di aneddoti. Ne ricordo un paio in particolare: lui raccontava che partecipò ad un'edizione del Concorso Biennale di Vittorio Veneto. Bene, lui vinse il terzo Premio, ma era completamente insoddisfatto del suo modo di suonare. Alzò il telefono, chiamò Remy Principe, gli chiese se poteva studiare con lui e gli disse che voleva completamente riconfigurare il suo modo di suonare. Quale ragazzo al giorno d’oggi, e dopo un Premio, farebbe una cosa del genere? Si torna all’umiltà, alla cultura del lavoro.

Un altro aneddoto che ricordo con piacere è quando mi raccontava di aver suonato un Concerto di Vivaldi da solista con i Virtuosi di Roma al Festival di Gstaad in Svizzera, festival famoso poiché il leggendario Yehudi Menuhin ne era il direttore artistico.

Io gli chiesi: «Santi, avevi paura a suonare di fronte a Menuhin?». E lui mi rispose: «Perché paura? Menuhin rimane un violinista impareggiabile, io un onesto artigiano del violino, cosa cambia? Tanto vale suonare con più piacere possibile». Ecco, in questa risposta, secondo me, c’era tutta l’essenza di Interdonato. Per lui c’era sempre una speranza, una possibilità.

Gli mandai dei ragazzi anche estremamente dotati per preparare dei concorsi d’orchestra. Sapeva sempre esattamente dove mettere le mani, conosceva ogni recondito segreto dei passi d’orchestra più scabrosi, avendo avuto la possibilità nella sua carriera di poter lavorare e potersi confrontare con direttori leggendari come Bernstein, Sawallisch, Giulini o von Matačić, tanto per citarne alcuni. Era come se facesse una esatta radiografia ad ogni ragazzo, incredibile.

Lo scorso 19 aprile ho dovuto purtroppo sostituirlo, causa la sua prematura scomparsa, in un concerto presso l'Oratorio del Gonfalone, a Roma. Il concerto era dedicato ai Concerti di Vivaldi, accompagnato dalla sua orchestra, Roma Classica. Sia io che i colleghi, in questa occasione, abbiamo cercato di rendere questo concerto una vera festa proprio per ricordare con gioia ed allegria, e non con dolore, chi purtroppo non è più con noi. Speriamo di essere riusciti in questo obiettivo.

Gabriele Pieranunzi, Primo violino di Spalla dell’Orchestra del Teatro San Carlo di Napoli

 

Ricordo con enorme piacere Santi Interdonato, un uomo dal grande carisma e dalla forte personalità.
L’ho conosciuto per la prima volta all’età di 18 anni. Lo ricordo come un uomo umile, sincero e sicuro di sé, musicalmente preparato e dall’energia quasi inesauribile.

L’ho sempre considerato uno dei violinisti più rappresentativi della Scuola italiana, una persona di cuore e d’altri tempi che ha avuto la fortuna ed il privilegio di stare a contatto e collaborare con i più grandi artisti italiani della seconda metà del '900.

Ricordo di aver suonato a leggio con Santi ed ero stato subito colpito dalla sua integrità e solidità, era un vero e proprio pilastro in orchestra!

I nostri incontri si sono poi ripetuti con gioia, ed ogni volta che lo sentivo al telefono o lo incontravo era per me un arricchimento grazie ai suoi suggerimenti musicali e soprattutto di vita. Ancora oggi porto con me il bagaglio dei suoi preziosi consigli e soprattutto conservo con cura le sue notazioni sulle partiture dei passi d’orchestra.

Sicuramente la sua prematura scomparsa rappresenta una grande perdita per la musica in Italia e chiude un capitolo di una gloriosa e solida generazione di musicisti italiani del passato, della quale sono rimasti purtroppo in pochi.

Porterò sempre nel mio cuore il suo sorriso ed il ricordo della sua grande persona.

Fabrizio Falasca. Assistant Concertmaster Philharmonia Orchestra di Londra