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Quali corde per il mio strumento?

di Bruno Terranova

«Ho il diploma tra un mese. Quali corde posso montare sul mio violino? È meglio il budello naturale? Ma l’intonazione? Quanto tempo prima devo montarle?» Nella lista delle richieste dei musicisti, il consiglio sulle corde è di gran lunga l’argomento principale: i dubbi sono tanti, le conoscenze ben poche. Provare non è sempre facile, sia per il costo non proprio popolare di alcuni tra i set di corde più blasonati, sia per l’oggettiva impossibilità di paragonare il rendimento di differenti corde sullo stesso strumento. Uno degli errori più diffusi riguarda proprio quest’ultimo punto: le corde hanno un periodo di assestamento che dipende sia dai materiali utilizzati che dalla tensione. Una corda in budello naturale rivestito può richiedere anche una settimana o più per mostrare tutte le sue potenzialità; valutarla dopo la prima prova è un grave errore, e spesso induce a smontare in fretta la corda appena montata per poi riutilizzarla dopo qualche tempo, pregiudicandone però così il rendimento finale e la durata.

Ma andiamo con ordine. Da oltre un secolo la “confezione” delle corde, la scelta dei calibri e dei materiali per le fasciature, sono appannaggio esclusivo dei produttori e non dei musicisti. Il rapporto tra le due parti si è fatto nel tempo sempre meno stretto, soprattutto con la concentrazione della produzione in poche grandi aziende a diffusione mondiale. Se la fine dei piccoli laboratori degli artigiani cordai e la progressiva affermazione delle industrie hanno portato alla standardizzazione dell’offerta, l’uso del metallo, dei materiali sintetici e di costruzioni complesse ha nel contempo moltiplicato le possibili combinazioni di anime e fasciature.  Il loro accostamento ha seguito due strade, quella della tradizione – che va dalla ricerca della costruzione filologica, con il recupero e lo studio delle antiche tecniche di costruzione, alla riproposizione di corde moderne ormai considerate come dei punti di riferimento – o la strada della ricerca sui nuovi materiali.

Materiali, si è detto. Su questi si gioca la partita per l’innovazione ed è qui che si differenziano i produttori. Dal budello naturale (Pirastro Oliv, Passione, Gold e Chorda, le Savarez Corelli per viola o violoncello, o le italianissime Aquila e Toro) a materiali sintetici originariamente progettati per la NASA (d’Addario Zyex), passando per il più classico acciaio e le fasciature in leghe di alluminio complesse come l’hydronalium (Thomastik Infeld, Warchal Brilliant, Karneol e Ametyst), fino al nylon o all’omologo tedesco, il Perlon, il cui uso da parte di Thomastik negli anni ’70 – con le celeberrime Dominant – ha segnato un punto di svolta importante dopo secoli di dominio del budello naturale.

Il compito di scegliere tra innovazione e tradizione si trasferisce quindi al musicista: è l’uso a decretare il successo o la decadenza di una corda. Spesso influenzato da mode del momento, sempre attento ai pareri dei colleghi o dei maestri, chi suona uno strumento ad arco a volte trascura un particolare: due corde uguali non suoneranno mai nello stesso modo su strumenti diversi, né il loro comportamento sarà sempre uguale sul medesimo strumento a distanza di tempo. Sono innumerevoli i fattori che incidono sul comportamento di un violino, così come di una viola o di un violoncello: stato della montatura, temperatura, umidità, tempo passato “a riposo”. Due strumenti diversi possono essere veramente imparagonabili. Lo sa bene chiunque abbia avuto per le mani contemporaneamente un violino antico reduce da innumerevoli restauri e modifiche, e uno strumento moderno con un piano armonico ancora integro e robusto: utilizzare la stessa corda può avere effetti sorprendentemente distanti. Abbiamo fatto questa prova utilizzando una delle corde più amate del momento, le Pirastro Evah Pirazzi (un set con anima in budello sintetico caratterizzato da una tensione medio/alta) e le Larsen Tzigane, sempre in budello sintetico ma con tensione medio/bassa. Il test ha confermato quanto detto in precedenza: le Evah Pirazzi sollecitano il piano armonico in modo notevole, e una sua non adeguatezza ne altera il timbro comprimendolo verso una brillantezza quasi metallica, rendendo le corde basse nasali e poco sonore. Lo strumento più delicato non ha tratto quindi giovamento dall’uso di questo tipo di corda, al contrario dell’altro esemplare, che ha beneficiato notevolmente della maggiore pressione esercitata. Ripetendo il test con le Larsen Tzigane, la situazione si è rovesciata completamente: queste corde hanno reso onore allo strumento antico, donandogli un suono apprezzabilmente più ricco e profondo.

Materiali e tensioni sono pertanto i due parametri che incidono maggiormente sul comportamento della corda e lo fanno, è bene ripeterlo, sempre in rapporto allo specifico strumento. Una corda in metallo non ha necessariamente un suono metallico, così come una corda in budello naturale non ha sempre un timbro caldo e morbido. Come se non bastasse, la stessa descrizione di un suono viene fatta utilizzando una terminologia veramente ambigua: cos’è infatti un suono caldo? Cosa si intende realmente per metallico o morbido? Come misuro la proiezione o la ricchezza di una corda? Si possono effettivamente stabilire dei parametri per lo meno utili – se non proprio oggettivi – per effettuare un paragone? La tensione è effettivamente uno di questi parametri, e può essere utilizzato come aiuto nella scelta della corda giusta. Il materiale è meno facile da posizionare: se i violinisti hanno quasi completamente abbandonato l’acciaio (tranne che per la prima corda), lo stesso non può essere detto per i violisti, i violoncellisti e i contrabbassisti, i quali prediligono questo materiale per le sua capacità di definizione, resistenza nel tempo e stabilità. I materiali sintetici regnano quasi incontrastati sul violino, hanno un buon successo sulla viola, ma non hanno mai fatto breccia nei violoncellisti. Molti contrabbassisti hanno invece scelto corde con anima in nylon per la capacità di riprodurre il suono del budello naturale senza avere però gli inconvenienti tipici di questo materiale, scelto invece trasversalmente su tutti e quattro gli strumenti per la sua indubbia ricchezza timbrica e la sua ineguagliata capacità espressiva.

Provare differenti tensioni della stessa corda è la prima strada da seguire per variare la propria impostazione a piccoli passi, tenendo però sempre presente che l’indicazione “media” non indica un’identica tensione se riferita a differenti materiali o modelli. Come precisato da Pirastro, ad esempio, la versione morbida delle Evah Pirazzi per violino (22,2 Kg contro i  24,2 della versione media) è simile alla media delle Obligato (22,4 Kg). Entrambe hanno una tensione maggiore delle Thomastik Vision Titanium Orchestra medie (22,1 Kg) o delle Dominant (21,4 Kg). Non bisogna però esagerare nel considerare il dato numerico come assolutamente determinante: buona parte della tensione totale di un set da violino dipende dalla prima corda, la quale è spesso scelta indipendentemente dalle altre tre. L’altezza del ponte e l’inclinazione del manico possono influenzare notevolmente la sensazione di durezza di una corda – la manutenzione dello strumento gioca anche qui un ruolo fondamentale – senza sottovalutare il fatto che sono soprattutto il gusto personale e la propria impostazione tecnica a determinare la valutazione finale.

Se il cambio di tensione non ha sortito gli effetti desiderati, non resta che provare con il cambio di materiale del nucleo. Questa è una via più ardua, e spesso la ricerca della giusta corda può impegnare per mesi il musicista. Acciaio semplice o multi filo, nylon (comunemente chiamato budello sintetico) o budello naturale sono solo categorie di materiali, e non indicano esattamente quale sarà il risultato o quali sono le reali caratteristiche della corda in questione.

La scelta del materiale ha spinto alcuni produttori alla specializzazione: è il caso di Warchal, nata nel 2003 in Slovacchia da un’iniziativa del violinista Bohdan Warchal, sin dall’inizio impegnata nell’uso di materiali non tradizionali, come testimonia la recente presentazione del set da violoncello Brilliant di cui potete leggere la prova nel nostro numero di Novembre/Dicembre 2010 (Archi Magazine n.26). Altri hanno mantenuto una produzione più tradizionale, come ad esempio Jargar o Prim, marchi di grande successo tra i violoncellisti (ed entrambe fondate da loro colleghi), da oltre cinquant’anni impegnati nella produzione artigianale di corde con anima in acciaio. Differente l’impostazione della danese Larsen, nata nel 1990 con una particolare attenzione all’innovazione sia dei materiali utilizzati per gli avvolgimenti (in particolare il tungsteno per le corde basse del violoncello) che delle tecniche di realizzazione del nucleo (nel 2004 hanno introdotto la serie Wire Core, attualmente la punta di diamante delle corde per il violoncello) e ha nel tempo introdotto l’uso delle fibre sintetiche per il violino e la viola, ottenendo un notevole successo con entrambi gli strumenti.

Anche la veneziana Dogal, dagli anni ‘40 specializzata nelle corde in metallo, ha introdotto da qualche tempo il nucleo sintetico (con le Vivaldi per violino, recentemente rinnovate) e ha ampliato l’offerta di corde per il violoncello con l’uso di un nuovo nucleo in multi filo di acciaio e di fasciature in tungsteno.

Lo scettro della ricerca sui materiali è conteso però dai tre grandi marchi, Thomastik, Pirastro e d’Addario, impegnati nel proporre l’innovazione verso tre strade diverse: l’uso di fasciature con leghe di alluminio e metalli inusuali quali il platino per Thomastik (con le Peter Infeld), l’evoluzione della lavorazione del budello naturale per Pirastro (con la serie Passione) e la ricerca di fibre sintetiche sempre più stabili e resistenti per d’Addario (Zyex Composite).

Nel prossimo futuro vedremo probabilmente un’evoluzione costante dei materiali già in uso, senza strappi paragonabili all’adozione dell’acciaio agli inizi del secolo scorso o del nylon negli anni ’70. Assisteremo quasi sicuramente alla moltiplicazione dell’offerta, con un aumento quindi della possibilità di scelta e dei relativi dubbi che questa comporta.