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Il Pavel Haas Quartet in concerto a Bari

di Corrado Roselli

Protagonisti del concerto di venerdì 1 febbraio scorso al Teatro Petruzzelli di Bari sono stati i componenti del Pavel Haas Quartet, una formazione fondata a Praga nel 2002, tra le più prestigiose sullo scenario internazionale.

Vincitori del Concorso Borciani nel 2005 e di cinque Gramophone Award, il quartetto trae il proprio nome dal compositore ceco Pavel Haas, morto nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau nel 1944.

Il programma eseguito, di raro ascolto, ha presentato, come brano di apertura, il Quartetto n.2 in re minore di Bedřich Smetana, opera del 1883, penultimo anno di vita del compositore ceco, ormai affetto da grave sordità e da notevoli problemi psichici.

Nell’Allegro iniziale, costruito su temi contrastanti sia per carattere che per impulsi ritmici, il Quartetto Haas ha subito, in maniera chiara e ben definita, presentato la propria idea di sonorità, in cui il clima di tensione cede spesso il passo ad una nostalgica rassegnazione, sempre con equilibrio misurato delle singole parti, grazie anche ad un uso sapiente del vibrato.

Dopo il secondo movimento, un Allegro moderato dal carattere più sereno e danzante, in cui il primo violino Veronika Jarůšková introduce con piglio vibrante un malinconico tempo di Polka, si passa all’Allegro non più moderato, ma agitato e con fuoco, in cui forte impulso viene dato dall’intesa ritmica e gestuale degli esecutori, che prelude al frenetico Presto finale.

La prima parte del concerto si è conclusa con il Quartetto n.1 “La Sonata a Kreutzer”, opera della maturità del compositore ceco Leoš Janáček, scritta nel 1923.

Parafrasi musicale dell’omonimo romanzo di Lev Tolstoj, l’insolita composizione, che trascende la forma classica, si struttura in quattro “atti”: il Quartetto Haas, attraverso una ricerca sulla orizzontalità e sulla risonanza armonica del suono, è riuscito a ri-creare i personaggi ed i momenti di un dramma senza parole, attraverso effetti ora dolci e suadenti, ora striduli, metallici e strazianti.

Brano conclusivo del concerto è stato il Quartetto n.3 op.30 in mi bemolle minore di Pëtr Il’ič Čajkovskij, ultimo dei quartetti scritti dal trentaseienne compositore russo ed apice della sua esigua produzione cameristica.

Affresco doloroso dedicato alla memoria dell’amico violinista Ferdinand Laub, il Quartetto si apre con un Adagio sostenuto-Allegro moderato, in cui i quattro esecutori hanno mostrato tutto il loro dialogante e complice lirismo, che introduce al breve Allegretto vivo e scherzando, caratterizzato da un vivace e giocoso intreccio strumentale, nel quale i giovani quartettisti hanno mostrato di divertirsi suonando.

Ma il punto emotivamente più alto dell’opera è rappresentato dall’Andante funebre e doloroso, ma con moto, nel quale il tema del dolore è stato reso dagli esecutori, visibilmente partecipi, in tutta la sua ineluttabile drammaticità, grazie ad una riuscita ricerca del colore e del fraseggio.

Nel conclusivo Finale-Allegro non troppo e risoluto, brillante e ritmicamente incalzante, che finalmente restituisce luce e speranza a tutta la narrazione, il complesso cameristico ha dato prova di autentico virtuosismo.

L’esecuzione del Pavel Haas Quartet, davvero pregevole per la precisione dell’intonazione, per la fusione timbrica e per l’appassionata interpretazione, è stata con grande entusiasmo salutata dal pubblico barese, al quale i concertisti hanno regalato, come bis, un brano di Dvořák.