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Il violino danzante di Isabelle Faust

di Corrado Roselli

Evento memorabile è stato quello del concerto dello scorso 10 marzo al Teatro Petruzzelli, durante il quale la violinista tedesca Isabelle Faust ha eseguito l’integrale delle Sei Sonate e Partite per violino solo BWV1001-1006 di Johann Sebastian Bach, composte presso la corte di Cӧthen nel 1720.

Vincitrice dei Concorsi Internazionali “Leopold Mozart” nel 1987 e “Paganini” nel 1993, la Faust, con il suo Stradivari “La bella addormentata” del 1704, ha incantato il pubblico barese con una impresa davvero titanica, riuscendo a polarizzare l’attenzione per circa due ore e mezza senza alcun cedimento.

Elementi portanti dell’interpretazione della musicista sono stati un tocco leggero, ma mai inconsistente, ed un fraseggio ritmicamente ben articolato, anche grazie ad un arco barocco un po' più lungo, alla Viotti, con una cura particolare per le sezioni accordali, come nella Fuga delle tre Sonate, nelle quali la resa polifonica è stata corretta e straordinariamente equilibrata, riuscendo a far emergere, volta per volta, le voci principali e dando l’impressione di ascoltare più violini.

Filologicamente interessante è stata la scelta dell’idea musicale, che ha ben distinto lo stile severo delle Sonate, da Chiesa, caratterizzato da grande profondità espressiva dei tempi lenti, quali l’Adagio della Prima e della Terza Sonata o il Grave della Seconda Sonata, interrotta dalle notevoli velocità dei tempi allegri, come il Presto della Prima Sonata o l’Allegro assai della Terza Sonata, rispetto al carattere più brillante e sereno delle Partite, insieme di danze nella forma della Suite.

Ed è proprio in queste danze che la Faust ha raggiunto la sua summa stilistica, offrendo un mirabile esempio di eleganza interpretativa ed accompagnando l’esecuzione con movimenti coreutici del corpo, grazie ad un colpo d’arco agile, puntato ed a tratti nervoso, come nell’Allemande e nel Tempo di Borea della Prima Partita, alternando una notevole e gioiosa agilità nei tempi veloci, quali i Double della Prima Partita o il Preludio della Terza Partita.

Il concerto è terminato con la monumentale Seconda Partita in Re minore, in cui, dopo l’Allemanda, la Corrente, l’intensa Sarabanda, con i ritornelli sapientemente variati, e la festosa Giga, la conclusiva Ciaccona, con il suo tema di otto battute seguito da 32 Variazioni, ha entusiasmato il pubblico, grazie ad una lucida e progressiva tensione ritmica e ad un autentico piglio virtuosistico, attraverso i quali Isabelle Faust ha coronato la sua notevolissima esecuzione.