Image

Il Quartetto Werther protagonista a Trieste tra Cosmi e Brahms

di Stefano Crise

TRIESTE - Le novità fanno spesso piacere perché portano cambiamenti che, in genere, sono da considerare valori positivi. Il pregiudizio che gli abituali uditori non accolgano con favore le nuove atmosfere sonore della musica contemporanea andrebbe sfatato anche alla luce della saggia proposta nella stagione concertistica della Chamber Music e dalla convincente esecuzione del Quartetto Werther. Nell'ultimo appuntamento della rassegna è stato eseguito Voci di Gabriele Cosmi, lavoro commissionato come pezzo d'obbligo per il Concorso per gruppi da camera Trio di Trieste del 2019: cinque movimenti ognuno pensato per una formazione specifica, tre duo, un trio e un quartetto. Non si tratta, dunque, di un tutto unitario ma è un accostamento di diverse formazioni che reinterpretano senza fini didascalici alcuni aspetti dell'espressività vocale. Cosmi risente dell'influenza di alcuni dei suoi maestri come Alessandro Solbiati e Ivan Fedele, ma propone uno spettro di soluzioni compositive che rendono la sua musica ben caratterizzata. Un esempio della sua ricerca è l'uso ripetitivo di sezioni ritmiche nel brano dedicato al Trio che lo portano a sorpassare un semplice uso minimalistico per adottare, piuttosto, un elemento ritmico funzionale a spezzare e variare il discorso musicale. Cosmi individua progetti prestabiliti per ognuno dei cinque brani che porta con coerenza fino in fondo. Se vi è uno schema ripetuto, ciò è palese e voluto, mentre di norma tende a dare evidenza a determinati aspetti: l'agogica, la cellula ritmica, il contrasto timbrico, il virtuosismo, la poliritmia, ma anche il canto come nel brano per violoncello e pianoforte reso con grande trasporto. Il Quartetto Werther composto dai giovani Misia Iannoni Sebastianini, violino, Martina Santarone, viola, Vladimir Bogdanović, violoncello, Antonino Fiumara, pianoforte, ha eseguito la composizione con sapienza, mettendo in bella mostra ogni singola individualità, da cui è scaturito un ascolto vario, vitale e ricco di momenti stimolanti.

Accanto a Voci è stato proposto il Quartetto in do minore op.60 di Johannes Brahms, considerato il più maturo dei tre scritti dall'amburghese per questa formazione. Risente del  momento esistenziale particolarmente contrastato e triste del compositore, come testimoniato dalle lettere scritte all'amico Theodor Billroth. Anche in questo caso si confermano parte dei caratteri stilistici distintivi di Brahms: i colori tendono spesso a sfumare, evitando gli estremi,  per cui vi è sempre un garbato affievolimento delle tensioni che giustifica l'uso ripetuto di indimenticabili gruppi tematici. Non c'è tragedia nella interpretazione del Quartetto Werther, ma nostalgia e rimpianto. A turno gli strumentisti hanno messo in luce le meraviglie sonore della composizione come nell'Andante, in cui i musicisti hanno ricreato una intensa 'legatura sonora' attraversata dalle diverse idee. L'op.60 è ricca di profondità strutturali, contenutistiche e timbriche e il Quartetto Werther ha saputo affrontare con impegno e musicalità molti aspetti della composizione. È noto come per questi capolavori non si finisca mai di scavare e ricercare raffinatezze. La ricerca interpretativa è pur sempre una tensione verso le novità.