Che volto aveva Antonio Stradivari?

Image

Questo è uno dei tanti misteri che ha avvolto (e che ancora avvolge) la figura del sommo liutaio cremonese. Una indicazione potrebbe venire da un Tondo acquistato un secolo fa dall’imprenditore Pietro Anelli che a Cremona aveva fondato una delle più rinomate Ditte di produzione industriale di pianoforti, autopiani e fisarmoniche. Il piccolo ovale, un medaglione di pochi centimetri (7,5 x 5,5) dipinto ad olio su cartone è stato mostrato venerdì scorso presso l’Academia Cremonensis di Cremona dai pronipoti Anelli intervenuti in occasione della donazione alla Guardia di Finanza di Cremona – che occupa attualmente lo stabile che un tempo ospitò la Fabbrica Anelli – di un pianoforte verticoda n. matr. 15298 realizzato settanta anni fa e ancora funzionante. Il Tondo proviene direttamente dalla collezione di Pietro Anelli che lo acquistò nel 1922 a Genova e che faceva parte di un corredo di beni di proprietà della contessa Clara Maffei (1814-1886), patriota milanese antiaustriaca, notissima per aver dato vita ad uno dei grandi salotti della cultura meneghina. Il medaglione finì nella disponibilità di un antiquario genovese e grazie alla segnalazione fatta giungere a Pietro Anelli dal violinista Pietro Sassi di Alessandria, fu assicurato a Cremona. Il Tondo porta scritto sulla parte superiore “Stradivario 1691” e in quella inferiore è presente la firma del pittore, “Gialdisi”. I dubbi sull’autenticità delle scritte apocrife poste sul Tondo (cfr. rivista “Cremona”,1929) furono immediati. Innanzitutto perché il nome di quel pittore “Gialdisi” figurava solo nelle “Notizie istoriche de’ pittori, scultori e architetti cremonesi” di Giovan Battista Zaist del 1774 ed è indicato come “Francesco Gialdisi, parmigiano” quando, in realtà, si sarebbe trattato di un refuso dello Zaist che lo avrebbe indicato al posto di Antonio Gianlisi, nato nel piacentino nel 1671 e morto a Cremona il primo maggio 1727. Molto probabilmente il pittore Gianlisi conobbe davvero Stradivari ma la scritta rossa attorno al ritratto presunto di Stradivari venne probabilmente apposta in epoca successiva per dar valore al medaglione, prendendo per buono il refuso dello Zaist. Sia la scritta “Stradivario 1691” sia la firma “Gialdisi” sono state apposte dalla stessa mano, secondo critici dell’arte del Novecento (Ugo Ojetti in prima persona), in epoca posteriore rispetto a quella dell’ovale.

Come affermava Cartesio, il dubbio è l’inizio della conoscenza. Il Tondo rappresenta, forse, uno dei possibili volti da associare al nome di Antonio Stradivari e, a riprova di ciò, nel 1922, Gaetano Cesari allora direttore del Museo Teatrale alla Scala, avendo cercato di acquistare il Tondo per il Museo e non essendoci riuscito, inviò una lettera a Pietro Anelli per complimentarsi dell’operazione portata a termine e per essere riuscito ad assicurare a Cremona un cimelio che, da storico della musica, riteneva importantissimo.

Fabio Perrone

Altre News