Image

Ksenia Milas, Paganini e il "Sivori"

di Luca Segalla

Ventiquattro + quattro. Ventiquattro sono i Capricci, il quattro si riferisce agli Studi giovanili di Paganini scoperti una decina d’anni fa dal musicologo Danilo Prefumo. Per la prima volta, grazie alla violinista Ksenia Milas, vengono proposti nello stesso disco, un doppio CD appena pubblicato dall’etichetta Da Vinci, che è stato registrato sul Jean-Baptiste Vuillaume del 1834 Sivori appartenuto al diabolico violinista genovese. Ksenia Milas, russa di origine e italiana di adozione, dal 2010 insegna all’Accademia Internazionale di Imola. Ha incominciato a suonare il violino a soli quattro anni nella sua città natale, Volgograd, la Stalingrado di un tempo, poi è stata ammessa alla Scuola di Musica per bambini di talento del Conservatorio di San Pietroburgo e a vent’anni è entrata al Conservatorio di Maastricht, diplomandosi nel 2012 sotto la guida di Boris Belkin. Con Paganini è stato odio e amore, come ci racconta.

«Odio quando ero piccola, perché nella scuola che frequentavo in Russia era obbligatorio studiare i “Capricci” già da bambini ed io ho incominciato a suonarli intorno ai 9 anni: naturalmente per me erano prima di tutto una sfida, erano soltanto pezzi virtuosistici. Crescendo ho poi scoperto l’altro aspetto di Paganini, il suo essere un grande musicista e un grande uomo, e mi sono accorta che le miniature dei “Capricci” musicalmente sono molto complesse: è stato allora che dall’odio sono passata all’amore».

Come è nato il progetto “24 +”?

«Nel 2017, quando è uscito il mio primo disco, dedicato alle Sonate di Eugene Ysaÿe, mi è venuto naturale pensare di registrare anche i Capricci di Paganini e così mi sono detta: “Perché non proviamo a buttarci in questa impresa?”. Ho pensato subito anche all’associazione con i quattro nuovi Studi, che avevo già avuto modo di vedere dal manoscritto».

Quale è stata la sua prima impressione?

«Ho avuto reazioni contrastanti. La prima sensazione è stata di meraviglia, perché scoprire dei nuovi lavori di Paganini è come se scoprissimo, per esempio, un altro quadro di Leonardo da Vinci. Quando ho incominciato a suonarli, invece, i miei entusiasmi si sono un po’ raffreddati, perché mi sembrava un Paganini diverso da quello che conoscevo: ho potuto riconoscere gli stilemi di Paganini solo studiandoli a fondo. Sono pagine giovanili, anche se in alcuni passaggi l’armonia è molto avanzata per il tempo, che ci permettono di vedere il percorso evolutivo del violinista genovese: lo Studio n.3, per esempio, che nella scrittura è molto chitarristico, sembra una bozza del Primo Capriccio. È questo il motivo per cui ho deciso di registrarli tutti insieme».

Quali sono le caratteristiche dello strumento che lei ha usato per la registrazione, il Jean-Baptiste Vuillaume Sivori, costruito sul modello del Cannone?

«È un violino bellissimo, molto sensuale, con dei bassi pieni e profondi, però si sente che viene suonato poco, tanto che all’inizio ho faticato un po’ a trovare il suono che avevo in mente, mentre nel corso della registrazione il suono ha avuto un’apertura enorme. Comunque io suono normalmente un violino francese e quindi non ho avuto particolari problemi nell’adattarmi al Vuillaume. Secondo il progetto originario avremmo dovuto usare il Cannone che però dal 2019 non si può suonare in quanto è stata scoperta una probabile crepa nella zona dell’anima. Così abbiamo usato il Sivori custodito a Palazzo Tursi nella stessa stanza dove si trova il Cannone e dove abbiamo effettuato la registrazione, il 21 settembre del 2020».

In un solo giorno?

«In parte è stata un scelta obbligata, perché ci hanno concesso il Sivori solo per un giorno: pensi che la registrazione è iniziata alle 10 di mattina ed io ho potuto provare lo strumento solo alle 9.00! In parte, però, è stata anche una mia scelta, perché volevo realizzare una sorta di “live”. Del resto suono questo programma da circa tre anni e quindi sono arrivata tranquilla. A me non piacciano le registrazioni costruite: ho fatto lo stesso con il CD di Ysaÿe. In questo caso ho registrato il programma per tre volte di seguito, montando poi le tracce migliori di ciascun Capriccio e di ciascuno Studio: all’interno delle singole tracce, però, non ci sono tagli».

Nei prossimi mesi suonerà solo Paganini o si dedicherà anche ad altri compositori?

«No, non suonerò solo Paganini, anche perché il mio repertorio è sempre stato molto vasto. Tra l’altro prima dell’estate uscirà un mio nuovo disco, con un programma cameristico per violino e pianoforte che sarà una sorta di ponte tra i miei due Paesi del cuore, Russia e Italia: altro non posso anticipare!».