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Archi Magazine #100: l'intervista per Radio Vaticana

In occasione delle prime 100 uscite di Archi Magazine il direttore editoriale Luca Lucibello è stato ospite di Radio Vaticana, al programma "Concerto festivo" condotto da Luigi Cioffi, per parlare della rivista e più in generale delle sfide odierne del giornalismo musicale. Ecco una trascrizione dell'intervista.

Gent.mo Dott. Lucibello, la rivista musicale che lei dirige ha raggiunto nelle scorse settimane un importante traguardo. Vuole raccontare ai nostri radioascoltatori di che traguardo si tratta?
«Buongiorno a tutti i radioascoltatori e grazie dott. Cioffi per il suo invito a partecipare a questa trasmissione. A marzo Archi Magazine, la rivista che ho il piacere di dirigere dal 2006 ha festeggiato le 100 uscite. Un numero che ne racchiude molti altri: quasi 10.000 pagine di notizie, interviste ed articoli scritte da oltre 150 giornalisti, musicologi, musicisti ed esperti di liuteria, pubblicate in 17 anni, insieme a circa 3.000 inserzioni provenienti da cinque continenti; oltre 1.000 notizie e articoli online; 225.000 km percorsi dai nostri collaboratori in 195 trasferte (pari a 5 volte e mezzo il giro della Terra!) per seguire concorsi, festival ed eventi fieristici. Un lavoro intenso ma entusiasmante, che ci ha portato a conoscere migliaia di persone accomunate da un’unica, grande passione: quella per la musica e per gli strumenti ad arco. Mi lasci dire con una punta di orgoglio che Archi Magazine ha colmato una lacuna e, negli anni, ha dato voce ad un settore in un Paese che, per storia e cultura liutaria e musicale, non è secondo a nessuno».

Quando è iniziata la storia di Archi Magazine? Ricorda come nacque l’idea di realizzare una rivista dedicata al mondo degli strumenti ad arco? 
«Anche se ci lavoravamo già da almeno un anno, il primo numero è uscito nel mese di settembre del 2006, e fu presentato alla fiera internazionale per gli strumenti ad arco “Cremona Mondomusica”, riuscendo a suscitare nonostante la grande confusione di un evento che richiama oltre 15.000 persone la curiosità e l’interesse di musicisti, dei liutai e degli operatori del settore presenti. Tant’è che, subito dopo, la Fiera di Cremona ci ha invitato a diventare Media Partner di questo importante appuntamento per il settore musicale. Allora tra le testate specialistiche c’erano in Italia due riviste dedicate al flauto traverso, una agli strumenti a fiato, una all’arpa, due alla chitarra… ma nulla dedicato al violino, alla viola, al violoncello, al contrabbasso e alla liuteria: per questo ci si doveva rivolgere all’estero, alle riviste anglossassoni».

Interviste, servizi dall'Italia e dall'Estero, recensioni...e tanto altro ancora. Sfogliando la sua rivista si rimane colpiti dal grande numero di interpreti intervistati. Altro merito di non poco conto, la costante attenzione rivolta ai giovani talentuosi dell'attuale panorama del concertismo internazionale e ai grandi nomi del passato. A quali interpreti del presente e del passato si sente più legato e perché?
«Seguire i giovani talenti e, nel nostro piccolo, accendere un riflettore su di loro con un’intervista o una recensione, è sicuramente l’aspetto più interessante e appassionante di questo lavoro! Per me è stata una naturale prosecuzione del mio precedente lavoro per un’agenzia di rappresentanza artistica, dove tra le altre cose mi occupavo di organizzare audizioni per far conoscere giovani cantanti lirici ai direttori artistici dei teatri d’opera. Non posso che sentirmi più legato a quei musicisti che ho conosciuto direttamente o seguito di persona durante l’affermazione in un concorso. Soprattutto nei primi anni della rivista ho avuto modo, spesso con la collega Silvia Mancini, coeditrice di Archi Magazine, di seguire molti concorsi internazionali di violino, come il Sarasate a Pamplona, il Sion Valais in Svizzera, il Queen Elisabeth a Bruxelles, il Nielsen a Odense (Danimarca), il Sibelius in un gelido dicembre a Helsinki.
In questi ultimi anni c’è un proliferare di giovani talenti italiani che stanno e si stanno affermando come non mai, e questo è una grande soddisfazione e motivo di orgoglio per tutti i musicisti, gli appassionati e gli operatori del settore. Tra questi vorrei menzionare Francesca Dego, Giuseppe Gibboni ed Ettore Pagano.
Ascoltando le registrazioni di interpreti del passato ce ne sono alcune che ancora oggi, magari a distanza di cinquant’anni o più, fanno venire la pelle d’oca ascoltandole e rimangono delle pietre miliari nella storia dell’interpretazione; penso ad esempio ai Concerti romantici incisi da Christian Ferras con Karajan e il Berliner Philharmoniker, agli ultimi Quartetti di Beethoven con il Quartetto Italiano, a certe incisioni di Rostropovich…».

In un periodo così critico per la diffusione dell'informazione cartacea, quali iniziative possono essere messe in campo per avvicinare ulteriormente i giovani strumentisti a riviste specializzate come la sua? Affiancare una versione online a quella cartacea – o sostituirla del tutto potrebbe arginare questo fenomeno?
«Catturare l’interesse delle nuove generazioni, abituate a trovare sui social e su internet informazioni immediate e gratuite non è certo facile. La versione digitale riduce indubbiamente i tempi di fruizione, non dovendo passare per la stampa e la spedizione postale, e di “stoccaggio”, perché anche le riviste a casa occupano spazio, ma non è una soluzione. Da anni offriamo entrambi le opzioni, ma la versione cartacea rimane la preferita dai nostri abbonati. Quello che si deve cercare di fare è offrire qualcosa di unico, indispensabile e coinvolgente».

In questa storia lunga già 100 numeri, quale crede siano i migliori articoli pubblicati fino ad ora? O qualcuno di essi al quale è particolarmente legato.
«Spesso mi sorprendo anch’io della varietà di argomenti e articoli che abbiamo pubblicato in questi anni… dopo tutto in una rivista così specializzata, possiamo dire ‘di nicchia’ come la nostra, dedicata (solo) al mondo degli strumenti ad arco, trovare sempre nuovi spunti non è così scontato! La costante richiesta di numeri arretrati è rappresentativa del fatto che articoli di tecnica strumentale come anche di liuteria continuano ad essere d’interesse ai fini dello studio e della ricerca. Soprattutto in ambito liutario abbiamo la fortuna di avere alcuni tra i massimi esperti a livello mondiale che disinteressatamente dedicano parte del proprio tempo a condividere la loro esperienza e conoscenza. Oltre agli articoli sui grandi strumenti della liuteria classica, come il "Carlo IX" di Andrea Amati e il "Messiah" di Antonio Stradivari, tra i pezzi più appassionanti pubblicati finora, mi vengono in mente uno dedicato ai "Violini della speranza", strumenti sopravvissuti all’Olocausto appartenuti a musicisti ebrei recuperati in tutto il mondo e restaurati da un liutaio di Tel Aviv per formare un'orchestra "della memoria", e un articolo sul liutaio italiano e sui musicisti che continuarono a suonare fino alla fine a bordo del Titanic nel suo unico, tragico viaggio verso New York».

Un'intervista che desidera da tempo fare ma che ancora non ha realizzato?
«L’altra notte ho fatto uno strano sogno: mi trovavo a Cremona all’inizio del Settecento e incontravo Antonio Stradivari, il leggendario liutaio che mi portava a visitare la sua bottega… Quella sì che sarebbe potuta essere un’intervista memorabile..! Realisticamente, tra i musicisti di oggi, mi piacerebbe intervistare la violinista norvegese Vilde Frang, o la tedesca Julia Fischer. Le ammiro entrambi per l’incredibile varietà timbrica, la preziosità del suono e la straordinaria padronanza tecnica».

Direttore, lei è piuttosto giovane per essere arrivato dove è arrivato. Qual è il segreto del suo successo?
«Per carità… Non sono arrivato da nessuna parte! Mi sento però una persona in un certo senso privilegiata perché riesco a vivere facendo un lavoro creativo e appassionante che mi permette comunque di stare vicina alla mia famiglia e allo stesso tempo continuare a suonare in orchestra, e che negli anni mi ha portato a conoscere tantissime persone speciali, oltre a ambasciatori, ministri e persino sua Santità Papa Francesco, qualche anno fa durante un’udienza con giornalisti della stampa periodica. Non penso ci siano segreti. Ci sono però alcuni ingredienti fondamentali, probabilmente gli stessi di ogni storia di successo: pazienza, dedizione, duro lavoro, un po’ di sana incoscienza e un pizzico di fortuna».

Sono previste novità per il futuro di Archi Magazine?
«Stiamo portando avanti la digitalizzazione di tutti numeri arretrati e aprendo nuove rubriche con l’ingresso di nuovi collaboratori, come “Archi di tempo” dove il violoncellista specializzato nella musica contemporanea Michele Marco Rossi incontra di volta in volta un compositore di oggi per capirne il mondo e il linguaggio musicale. Abbiamo da poco concluso un progetto internazionale pluriennale di riscoperta e diffusione del repertorio polacco per violino, finanziato dal Ministero polacco della Cultura. Stiamo inoltre collaborando con il Comune di Genova al rilancio del Premio Paganini e in questi giorni abbiamo siglato accordi di Media Partnership con due nuovi interessantissimi Concorsi internazionali nati a Milano e a Lucca: il Premio Antonio Mormone per violinisti e il Premio Luigi Boccherini per violoncellisti».

Se dovesse dare un suggerimento ai giovani che intendessero lanciarsi una un progetto editoriale come il suo, cosa consiglierebbe?
«Lanciarsi oggi in un’attività editoriale è completamente diverso rispetto a quando abbiamo iniziato noi, quasi 20 anni fa: non c’erano i social media, internet aveva un ruolo più marginale, era tutto meno frenetico. È fondamentale arrivare preparati, pensare ad ogni aspetto, ogni possibile imprevisto, ad ogni opportunità per realizzare qualcosa che non ci sia già e del quale se ne sente il bisogno, anche se questa pianificazione richiede mesi. Ci vuole poi onestà, coerenza e anche un po’ di visione, per capire se è qualcosa che possa durare o meno nel tempo, se sarà solo un hobby o potrà diventare un lavoro a tutti gli effetti».

Luca Lucibello (direttore editoriale) e Silvia Mancini (coordinatore artistico di Archi Magazine)