
Il debutto di una nuova stella al Maggio Musicale Fiorentino
di Mauro Mariani
A ottantanove anni Zubin Mehta ha diretto l’ultimo concerto di questo Maggio Musicale Fiorentino, che è di poco più giovane di lui, essendo giunto alla ottantasettesima edizione. Il concerto si è svolto nella sala da concerto che gli è stata intitolata per ringraziarlo dei quarant’anni da lui dedicati all’orchestra fiorentina prima come direttore principale e ora come direttore emerito: a conoscenza del sottoscritto questa è la prima volta che un tale onore viene tributato ad un direttore d’orchestra vivente. Insieme a lui è entrata in sala la diciannovenne violinista Amira Abouzahra, tedesca di nascita ma di origine ungherese-egiziana. Naturalmente era stata presentata come un prodigio, un fenomeno, una star del violino, ma in questo caso non sembra un’esagerazione da battage pubblicitario, sebbene sia meglio mantenersi prudenti e aspettare i futuri sviluppi della sua arte.
Cominciamo dal bis, il Recitativo e Scherzo-Capriccio di Fritz Kreisler, con cui ha chiarito che, volendo, può lasciarci a bocca aperta per il suo virtuosismo e che ha scelto il Concerto in Re maggiore op. 61 di Beethoven non perché sia relativamente facile dal punto di vista tecnico ma perché si sente già perfettamente in grado di cimentarsi con brani di tale complessità interpretativa. Ad essere sinceri, all’inizio non è stata totalmente convincente, sembrava ‘solamente’ una diciannovenne molto promettente, ma probabilmente non era altro che la comprensibile tensione del debutto. Inoltre quando si è trovata di fronte al primo ‘forte’ - che con Mehta era, oserei dire, troppo forte - ha faticato a sovrastare l’orchestra e il suono del suo violino è diventato un po’ aspro: forse non ha ancora trovato il suo strumento (suona un Tononi del 1760, secondo una sua bio non recentissima). Ma tutto questo è durato appena una manciata di minuti. Poi ha cominciato a volare alto, come questa meravigliosa partitura richiede. E da parte sua Mehta è entrato in piena sintonia con lei, cosicché violino e orchestra s’intrecciavano delicatamente in un dialogo spirituale, trascendente, sublime e allo stesso tempo emozionante.
Con suono puro e controllato la Abouzahra è stata perfetta anche nelle variazioni del celestiale Larghetto. Dopo aver rivelato una sensibilità delicata ma penetrante nei primi due movimenti, nel Rondò finale è scesa in terra tra noi comuni mortali e ha dimostrato di essere anche estrosa, cordiale ed espansiva, ma sempre con classe ed aristocratica eleganza. Se è già così a diciannove anni, come sarà quando avrà raggiunto la piena maturità? Solo il tempo potrà rivelarlo.
Nella seconda parte del concerto Mehta ha diretto Ein Heldenleben (Una vita d’eroe), l’ultimo poema sinfonico di Richard Strauss. Con gesto meno ampio di un tempo, ma sempre autorevole, chiaro e preciso, ha rivelato magnificamente tutte le sfumature e i dettagli richiesti dal compositore bavarese, che ostenta invenzioni musicali e gioielli orchestrali con una profusione che rischia di trasformarsi in prolissità, smorzata però da una buona dose di autoironia, come nell’episodio intitolato “La compagna dell’eroe”. Qui Strauss affida alla Spalla dei violini (il bravissimo Salvatore Quaranta) un ritratto musicale di sua moglie Pauline, che consiste in una serie di ‘a solo’, che iniziano tutti in modo affettuoso e romantico e si concludono in modo capriccioso, umorale e irritato, mentre il vigoroso tema dell’eroe, cioè Richard stesso, diventa sempre più arrendevole e alla fine assomiglia al ronfare d’un gattone. Dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino si è apprezzato il suono degli archi, vigoroso o morbido a seconda delle situazioni, ma sempre compatto e omogeneo come se fosse un unico strumento, mentre dal mio posto in prima fila non ho potuto apprezzare pienamente gli strumenti posti in fondo a quest’orchestra smisurata, ovvero i fiati.
Sala strapiena e applausi entusiastici sia per Amira Abouzahra sia per Zubin Mehta, ma nelle accoglienze verso quest’ultimo si avvertivano chiaramente anche un calore e un affetto particolari.
Firenze – Sala Mehta
21 giugno 2025
Fotografie: Michele Monasta