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Quartetto Eos: il nuovo che avanza

di Luca Segalla

VARESE - I giovani quartetti d’archi italiani invadono gioiosamente gli spazi della musica. È un’onda lunga che è iniziata qualche anno fa e che a poco a poco ha preso forza. Un tempo erano costretti a farsi strada con dedizione, tenacia ed anche un po’ di incoscienza, se pensiamo a quanto fosse marginale la musica da camera nella vita concertistica in Italia. Appena una decina d’anni fa i giovani quartetti si contavano infatti sulle dita di una mano, come l’ormai affermato Quartetto Noûs, nato nel 2011, adesso nascono una dopo l’altra nuove formazioni, quasi sempre partendo da esperienze di studio comuni.

A sostenerli, da cinque anni, c’è un’istituzione come “Le dimore de Quartetto”, nata proprio con la finalità di dare ossigeno alla musica per quartetto d’archi in Italia intuendo, prima di altri, le grandi potenzialità di questa onda lunga quartettistica. E dietro - anzi dentro - “Le dimore del quartetto” c’è il Quartetto di Cremona, che oggi è ai vertici del quartettismo internazionale ma che quando è nato, esattamente vent’anni fa, ha dato la prima vera scossa al nostro panorama quartettistico dopo l’esperienza dello storico Quartetto Italiano, la cui memoria oltre a rappresentare uno stimolo poteva anche essere un freno inibitorio per le giovani formazioni.

Oggi i giovani quartetti d’archi pullulano, come abbiamo visto. E tra loro c’è il Quartetto Eos dei violinisti Elia Chiesa e Giacomo Del Papa, del violista Alessandro Acqui e della violoncellista Silvia Ancarani. Li abbiamo ascoltati nello scenario aristocratico del cortile di Villa Panza, a Varese, mercoledì 16 settembre nell’ultimo appuntamento di “Musica con vista”, il festival itinerante del Comitato AMUR organizzato da otto enti concertistici proprio in collaborazione con “Le dimore del Quartetto”, che questa estate ha sfidato le restrizioni imposte dal Coronavirus.

È stato un concerto per pochi intimi, diventati pochissimi con le norme di distanziamento sociale. Vedere delle sedie vuote, anche qualche sedia che in teoria avrebbe potuto essere occupata può mettere tristezza, però evidentemente il pubblico deve ancora riprendere l’abitudine a frequentare i concerti e poi l’orario, le 19.00, certo non aiutava. L’importante, però, è che la musica dal vivo possa riprendere e a Villa Panza è stato dato un segnale forte.

Il Quartetto Eos è nato nel 2016 nel Conservatorio di Santa Cecilia a Roma e nel 2018 ha vinto il Premio Farulli, il riconoscimento riservato ai giovani quartetti d’archi nell’ambito del Premio della Critica Musicale “Franco Abbiati”. Suonano con anima e con passione, i quattro dell’Eos, come ci si aspetta da giovani che hanno tra i venti e i ventiquattro anni. Suonano anche con stile, però, e suonano con una bella base tecnica, nonostante le sbavature dell’inesperienza e un primo violino a volte - ma anche gli equilibri sono una questione di esperienza - troppo in primo piano. Le note della breve elegia Crisantemi di Giacomo Puccini, composta nel 1890 per la morte di Amedeo di Savoia, Duca d’Aosta, arrivavano morbide e chiare alle orecchie del pubblico nella bella acustica del porticato di Villa Panza dove erano posizionati i musicisti, una sorta di cassa di risonanza naturale. Il suono del Quartetto Eos è corposo e il fraseggio piuttosto mosso e con qualche eccesso negli slanci, però mai affettato né effettistico, nel segno di una capacità di dialogo che è qualità essenziale in un quartetto, sia pure di giovani.

Se si avvertiva qualche imprecisione ne “La morte e la fanciulla” di Schubert e qualche squilibrio nell’insieme, si apprezzava una cantabilità piena di slancio e di passione. È un fuoco vivo quello del Quartetto Eos, un fuoco che ancora deve essere temperato e che già però riesce a scuotere l’ascoltatore. In Schubert lo si è visto nel piglio vivace e nel suono compatto dello Scherzo e negli slanci del finale, attaccato con un suono leggero e poi condotto tutto nel segno di una passione a tratti poco controllata ma sempre vera, fino a una coda travolgente nella sua freschezza emotiva. Lo si è visto soprattutto in un secondo movimento cantato tutto senza esitazioni e senza nemmeno troppe concessioni alla melanconia, proprio come ci si immagina debba essere con quattro giovani.