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Fernando Sacconi e la passione bruciante per i segreti di Stradivari

di Nicola Arrigoni

«Il tempo, la pazienza, la possibilità di fare in modo che vernici e legno trovino il loro magico equilibrio è forse l’eredità più importante che ci ha lasciato Sacconi, è la sua intuizione che pone il saper fare liutario in un contesto di alto artigianato, in tempi in cui di questo non si parlava e in cui la produzione continua dettava legge o forse detta ancora legge – osserva Wanna Zambelli, allieva di Francesco Bissolotti e testimone diretta delle estati di Fernando Sacconi a Cremona alla fine degli anni Sessanta e inizio anni Settanta del Novecento -. C’è chi obbietta sull’attendibilità delle osservazioni fatte da Sacconi, certo il suo libro I ‘segreti’ di Stradivari è il primo tentativo di dare una analisi sistemica al modo di fare violini nell’età classica e d’oro della liuteria cremonese. Sacconi ebbe modo di lavorare, analizzare più di 350 strumenti di scuola cremonese dei quali 300 di Stradivari. Da questa esperienza nascono le sue osservazioni che raccolse nel volume I ‘segreti’ di Stradivari, pubblicato nel 1972, ma che provvide, fin da subito, a glossare, modificare, partendo proprio dall’edizione stampata».

Basterebbe questa testimonianza per dare conto dell’importanza che la figura di Simone Fernando Sacconi – di cui ricorrono i 130 anni della nascita (30 maggio 1895) – ricopre nella storia della liuteria italiana, ma in particolar modo nella storia novecentesca della rinascita e reinvenzione della liuteria classica cremonese. Morto 52 anni fa – il 26 giugno 1973 – Sacconi a distanza di oltre mezzo secolo rappresenta una personalità chiave nella storia recente del saper fare liutario e in fondo del riconoscimento UNESCO che nel 2012 dichiara l’arte liutaria cremonese bene immateriale dell’umanità.

Nato a Roma in una famiglia di musicisti, mostrò presto un’innata passione per gli strumenti ad arco: già a otto anni aiutava in bottega il liutaio Giuseppe Rossi e, a tredici, con carta da disegno e spessimetri, studiò da vicino il suo primo Stradivari grazie al violinista Franz Vecsey. Questo primo approccio lo spinse a dedicarsi anima e corpo alla liuteria, iniziando un percorso che lo avrebbe portato a svelare i segreti costruttivi dei grandi maestri antichi, in particolare di Antonio Stradivari. Allievo di Giuseppe Fiorini, custode delle forme e dei disegni originali di Stradivari, Sacconi ebbe accesso a un patrimonio unico di conoscenze. Fiorini, vista la progressiva cecità, affidò a lui due violini incompiuti, donandogli anche autentici disegni stradivariani. Queste esperienze segnarono l’inizio della sua missione: codificare e trasmettere la tradizione cremonese, preservandone con rigore scientifico ogni dettaglio costruttivo.

Nel 1931 Sacconi si trasferì negli Stati Uniti, lavorando prima con Herrmann e poi presso la celebre casa Wurlitzer di New York. Qui affinò le tecniche di restauro di strumenti storici, esaminandone a centinaia gli aspetti strutturali e sonori. Introducendo metodologie analitiche, quali indagini chimiche sulla vernice e studi geometrici sulle armature interne, sviluppò approcci di restauro non invasivi in grado di mantenere inalterate le qualità acustiche originali. Questa fase americana gli permise di consolidare quella visione scientifica della liuteria che poi avrebbe trasmesso in ogni sua opera. Oltre al restauro, Sacconi divenne uno dei massimi esperti mondiali nell’attribuzione e nell’autenticazione degli strumenti stradivariani. Grazie alla profonda conoscenza delle caratteristiche costruttive – dalla grana del legno alle sottilissime variazioni di vernice – fu in grado di distinguere i capolavori autentici dalle copie o dai falsi.

Sacconi viene chiamato a Cremona nel 1937 per le celebrazioni del bicentenario stradivariano, volute da Roberto Farinacci come rilancio della liuteria cremonese ed esaltazione del genio italico. Sacconi fu membro del comitato scientifico delle Stradivariane, un evento che segnò l’inizio del recupero sistematico della tradizione liutaria cremonese. Inoltre, fu lui a curare il restauro degli strumenti che arrivarono dagli Stati Uniti per l'occasione e a organizzare la prima catalogazione dei cimeli di Stradivari.

Dagli anni Cinquanta Sacconi intensificò i suoi legami con Cremona. Collaborò con maestri come Francesco Bissolotti svolgendo attività di docenza informale in bottega e contribuendo alla catalogazione dei cimeli donati da Fiorini al Comune e oggi parte delle collezioni del Museo del Violino. Spesso Sacconi trascorreva le estati a Cremona, ospite di Andrea Mosconi, e nelle botteghe locali condivideva con gli artigiani la sua conoscenza. La frequentazione della bottega di Francesco Bissolotti, le incursioni alla scuola internazionale di liuteria, la sintonia nata con allievi come Wanna Zambelli nelle lunghe estati cremonesi fecero dell’americano – come veniva simpaticamente appellato – una figura che col passare degli anni pare mitica, irraggiungibile eppure a tratti misconosciuta e che meriterebbe un approfondimento in campo accademico. Uno degli atti più significativi della sua opera fu il lavoro di studio e sistematizzazione delle forme e delle carte originali di Stradivari, donate da Giuseppe Fiorini alla città di Cremona. Nel 1962, Sacconi sentì l’urgenza di catalogare e studiare questi documenti, contribuendo in modo decisivo alla ricostruzione delle metodologie costruttive stradivariane.

Il culmine della sua attività di studioso è rappresentato dal volume I ‘segreti’ di Stradivari, pubblicato nel 1972. In quest’opera, divenuta un vero e proprio “vangelo” per i liutai, Sacconi descrive minuziosamente ogni fase del processo costruttivo stradivariano: dalla scelta e stagionatura del legno, al disegno delle forme, dall’analisi della vernice fino alle tecniche di montatura e finitura. Il libro, ancora oggi punto di riferimento imprescindibile, ha reso accessibili a livello mondiale i criteri di eccellenza della liuteria classica cremonese. La scomparsa di Sacconi nel 1973 non ha spento la forza della sua eredità. Ma la stessa opera I ‘segreti’ di Stradivari – come ricorda Zambelli – fu fin da subito glossata, commentata, espunta dallo stesso Sacconi nei pochi mesi che lo dividevano dalla morte improvvisa. Quel documento prezioso meriterebbe di essere reso pubblico, studiato, magari immaginando una sinergia fra il Dipartimento di Musicologia e Beni Culturali dell’Università di Pavia a Cremona nel segno di una analisi delle minute, delle annotazioni di Sacconi per una riedizione aggiornata dell’opera con gli appunti redatti di suo pugno prima della scomparsa.

Una cosa è certa, grazie al contributo di Sacconi la liuteria cremonese ha riconquistato centralità e unicità, culminando, come si è detto, nel riconoscimento UNESCO di ‘patrimonio immateriale dell’umanità’ nel 2012. Le sue ricerche, le metodologie di restauro, la capacità di individuare e certificare capolavori stradivariani e la trasmissione del sapere hanno costellato la storia moderna della liuteria: ogni liutaio che oggi ambisca a misurarsi con la tradizione classica riconosce in Sacconi l’ispiratore e il guardiano della qualità assoluta.

A 130 dalla nascita la figura di Simone Fernando Sacconi appare come cruciale fra la prima e la seconda metà del Novecento, è la sua persona a fare da crocevia fra Giuseppe Fiorini e le Stradivariane e l’impegno del dopoguerra nel dare vita alla rinascita della liuteria cremonese: senza questa figura ponte fra le due parti di secolo Cremona, forse, avrebbe dimenticato la sua grande tradizione liutaria.

FotografieDall'alto al basso:
- Simone Fernando Sacconi al lavoro da Wurlitzer, grande casa di restauro a New York. Foto © 1965 Archivio Wurlitzer, New York.
- Simone Fernando Sacconi collauda la voce di uno strumento. Foto © 1965 Archivio Wurlitzer, - New York.
- Il libro Dalla liuteria alla musica: l’opera di Simone Fernando Sacconi ideato e promosso dai liutai Francesco Bissolotti e Wanna Zambelli, pubblicato a Cremona nel 1985 e presentato nel dicembre dello stesso anno alla Library of Congress di Washington, D.C. Foto: © 2023 Mazzolari, Cremona.
- La maestra liutaia Wanna Zambelli e l’assessore alla Cultura di Cremona, Luca Burgazzi, svelano la targa celebrativa della nuova «Sala Sacconi» del Museo del Violino intitolata a Simone Fernando Sacconi con cerimonia ufficiale dell'8 ottobre 2023. Foto: © 2023 Museo del Violino.